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UNA BOCCA PER TUTTI AL CINEMA
di RedTales
08.06.2018 |
26.617 |
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"Provò solo ad obiettare timidamente: “ma è tranquillo, non ci sono casini..."
L’ingresso. L’ingresso era lo scoglio maggiore perché nel percorrere quel corridoio si sentiva a disagio. Lo aveva fatto pochissime volte, molto dilatate nel tempo ma aveva avuto sempre quella sensazione. Quel giorno andò un po’ meglio, forse perché erano in due e il cassiere poi non li aveva degnati di uno sguardo, assorto dallo schermo del suo tablet. Fortunatamente passò, come sempre, appena superò la pesante tenda che separava l’atrio dalla sala del cinema. In quello era la prima volta che entrava ma l’uomo che lo aveva accompagnato gli aveva raccontato cosa succedeva li dentro. Sapeva cosa aspettarsi e questo lo tranquillizzava. Infatti, appena entrato, ancora accecato dal buio, notò subito diverse persone in piedi in fondo alla sala, a destra e a sinistra dell’entrata. Martino glielo aveva detto che c’erano dei maschi con il cazzo in mano che stazionavano dietro le poltrone dell’ultima fila ma vederli era tutta un’altra emozione. “Vedi? Come ti dicevo c’è sempre qualcuno con il pisello al vento che aspetta qualcosa...”
Dopo alcuni minuti cominciò a vedere bene e, osservando le persone ferme vicino a loro, notò che erano una decina e quasi tutti avevano veramente i “gioielli di famiglia” al vento. Per lo più erano di una certa età, diciamo oltre la sessantina.
“Vieni, spostiamoci in la.”
Lo seguì. Passarono davanti ad alcuni uomini notando che proprio quello nell’angolo aveva i pantaloni abbassati fino alle caviglie e poi percorsero quasi tutta la sala per sedersi nelle prime file.
“Sei pronto per fare lo spettacolo?”
“Si!”
“Bene! Adesso li facciamo restare tutti a bocca aperta. Li vedi i gabinetti la?” disse indicando la porta che si trovava quasi alla loro altezza ma dall’altra parte della sala.
“Si.”
“Adesso ci andiamo insieme. Ci diamo la mano e io ti porto la dentro. Va bene?”
“Va bene.”
“Spogliati, togli tutto, lascia solo le scarpe.”
“Mi devo spogliare qui?”
“Tutto! Devi toglierti tutto.”
Lo guardò ma sapeva che il gioco era così e senza replicare, anche se in modo goffo si sfilò i pantaloni e quindi la maglietta. Non indossando slip era praticamente già nudo. La sola idea di doversi esibire gli procurò piacere e il pensiero di essere il solo completamente svestito aggiunse altra adrenalina.
Provò solo ad obiettare timidamente: “ma è tranquillo, non ci sono casini...”
“Tranquillo. Qui si può fare...”
Martino prese gli indumenti e li schiacciò nello zainetto che aveva con se, poi si alzò e, afferratolo per la mano, si incamminò lungo il percorso che avevano appena fatto per arrivare li.
Franco si sentì terribilmente imbarazzato ma altrettanto eccitato per quanto stava per fare. Sicuramente lo avrebbero notato tutti anche perché avrebbero praticamente attraversato l’intero cinema.
Martino si mise a camminare lentamente risalendo fila dopo fila e Franco notò immediatamente che le persone sedute, anche se non molte, spostavano la testa per fissarlo e, come le superava si giravano proprio per continuare a guardare e per capire cosa stesse succedendo.
Arrivati in fondo, Martino rallentò ancora il passo, come per dare a tutti i presenti un tempo più lungo per poter ammirare il suo… trofeo.
Come sfilarono davanti a tutti quei maschi provò un piacere profondo, enfatizzato ancor più da qualche mano che si allungò per dargli una fugace carezza. In breve raggiunsero la via dei bagni e, sempre lentamente, si avviarono verso la porta, indugiando per un tempo che gli sembrò lunghissimo proprio sulla soglia. Come entrarono si accorse di essere quasi senza fiato e fece un respiro profondo.
“Inginocchiati!”
Lo fece mentre Martino gli si avvicinò e si aprì la cerniera. Con calma e senza fretta portò in bella vista il sesso. Franco protese la bocca per accoglierlo ma lui lo fermò con un deciso: “aspetta, aspetta, vuoi negare il piacere a qualche curioso di perdersi l’inizio?”
Pochi istanti dopo si aprì la porta e, alla spicciolata entrarono parecchi spettatori che quasi in silenzio fecero capannello intorno a loro. Li guardò, uno ad uno. Osservò i loro pantaloni sbottonati, le erezioni, i testicoli penzoloni, gli uccelli minuti sorretti dalle mani, le camice fuoriuscite dalle cinture aperte, delle prominenti pance che facevano capolino, mani che reggevano pantaloni che stavano per cadere. Ogni immagine divenne un’istantanea che si fissò nella memoria. Solo le facce non riuscì a squadrarle, preso com’era dai loro sessi.
“Ecco, adesso puoi fare.” gli bisbigliò interrompendo bruscamente la sua attenzione verso i nuovi arrivati. Chiuse gli occhi come per far sparire tutta quella gente e in un istante tutti videro sparire il pene molliccio che gli dondolava davanti al viso nelle sue fauci. Ovviamente ci sapeva fare, ma questo Martino già lo sapeva e in pochissimi minuti trasformò quel flaccido salsicciotto in quel gran bel ben di dio che pure Franco aveva già provato ed apprezzato e non solo in bocca. Da quel momento iniziò a darsi da fare con ancor più entusiasmo e dimostrando a tutti le sue eccellenti abilità di pompinaro. Fu così bravo che, nonostante la ferrea volontà di resistere per far durare il più a lungo possibile quello spettacolo, l’uomo non ci riuscì, capitolando in breve tempo, anche se con gran soddisfazione, e riempiendolo di calda crema. Non ne andò sprecata neppure una goccia e il “lavoretto” proseguì finché Martino non fece un passo indietro facendo uscire dalle labbra un membro lucido di saliva che già si stava… ammainando.
A quel punto Franco smise di essere concentrato solo su di lui e riprese a guardarsi intorno. Una buona manciata di uomini lo circondava e adesso tutti sfoggiavano un’erezione. Chi più vigorosa, chi meno, ma non notò più alcun battacchio penzolo. Alcune mani correvano in fretta sui sessi, altre li aiutavano solo a protendersi verso di lui. Non si era mai trovato in una situazione tale ed era eccitatissimo e, a ben vedere, lo si poteva notare perché pure lui lo aveva duro.
Per alcuni lunghissimi minuti sembrò che tutto si fermasse perché, a parte le mani che si agitavano sugli uccelli, ogni uomo restò immobile nella sua posizione, almeno fino a quando Martino esclamò: “se vuoi succhiarne qualcun altro...”
A quel punto sembrò di trovarsi ad un incrocio in un’ora di punta con il semaforo diventato improvvisamente verde, perché almeno quattro protesero il membro in direzione della sua bocca e Franco, senza nemmeno sapere chi fosse, si infilò in gola il più vicino. Lo vide appena, l’aspetto era normale, già completamente scappellato, lo sentì appoggiarsi sulla lingua e… chiuse gli occhi. Lo lavorò come sapeva fare e non ci mise molto nemmeno in quell’occasione per farlo felice. Ne fu ricambiato da una densa colata calda che inghiottì prima di riaprire le palpebre giusto in tempo per vederlo allontanarsi mentre un altro si sporgeva in avanti. Questo lo osservò con più attenzione perché era assai poco grosso e quindi sembrava molto più lungo. La punta era rosso fuoco perché, evidentemente, era da parecchio che veniva tormentata con le mani. La vide scivolare tra le labbra prima di abbassare le palpebre e mettersi a succhiare. Gli piacque particolarmente, trovandolo durissimo e curiosamente sottile e se lo lavorò gustandolo a lungo: si dimostrò assai duraturo. Ormai era tranquillo in quella posizione e, oltre a fare i suoi lavoretti di bocca, riusciva a sentire alcuni commenti che i presenti si scambiavano tra di loro e che sottolineavano la sua bravura, costanza e… porcelleria. Ne sentì pure uno che elogiava il suo culo: “guarda che culo. Alto, duro, sembra sodo come un uovo… Sarà la posizione ma… che culo.” e ne fu felice anche perché riteneva di avere un fondoschiena non particolarmente interessante. Ormai aveva quarant’anni e non si vedeva più così tonico e prestante come una decina di anni prima, quando sapeva di far veramente sognare i suoi partner con il fondoschiena che offriva loro.
Udì qualcuno dire che non lo aveva mai visto li dentro, un altro bestemmiare perché non riusciva a farselo diventare duro e a quel punto si accorse che aveva delle mani che gli accarezzavano le spalle, il collo, la schiena e anche il petto. Rimase quasi stupito di non averle percepite prima e aprì gli occhi per esserne sicuro. Si, almeno tre mani si muovevano su di lui e, avutane conferma, si immerse nuovamente in quel sottile e duraturo piacere che la presenza di un cazzo in bocca sapeva procurargli. Anche se con estrema calma pure l’ultimo arrivò al traguardo regalandogli il faticato cremoso compenso. Riuscì a fare un profondo respiro e poi ebbe nuovamente la bocca impegnata. Riconobbe il timbro di Martino che sottolineava ai presenti come fosse bravo e… “una troia. Non vi sembra che si dia da fare come una vera troia?” ottenendo pareri favorevoli da quelli che concordavano con lui ad alta voce. Ormai Franco, perfettamente avviato, riusciva a trovare degli attimi in cui aprire gli occhi, notando che intorno a lui c’era sempre lo stesso capannello di… cazzi in attesa. Avrebbe voluto sorridere ma, soprattutto, ringraziare Martino per avergli offerto quella splendida situazione. Trovarsi proprio li, circondato da cazzi e poterli assaggiare, uno ad uno, era un sogno che aveva desiderato assai ed ora lo stava realizzando in completa tranquillità e ne traeva un enorme piacere. Ormai la sua erezione non accennava minimamente ad interrompersi e la cosa era veramente deliziosa da provare e se ne rendeva conto. Di tanto in tanto si toccava ma principalmente usava le mani per tenere alla giusta distanza le gambe dei suoi partner o per afferrare la base dei loro bastoni o le palle. Certo, se qualcuno si fosse abbassato e avesse allungato la mano proprio li… sarebbe stato il massimo ma era sicuro che una volta usciti dal cinema l’eccitazione di Martino per quanto visto si sarebbe trasformata in una smisurata voglia di incularlo e li avrebbe dato sfogo alla sua mano perché masturbarsi mentre veniva preso da dietro era una di quelle cose che lo facevano letteralmente impazzire. Se poi riusciva a coordinarsi e schizzare proprio mentre il suo partner lo riempiva da dietro era il massimo del piacere che poteva provare.
Tra un pensiero e l’altro si ritrovò con la bocca piena. Inghiottì mentre vide il suo ospite ritrarsi. Riuscì a deglutire un’altra volta e a passarsi la lingua sulle labbra per inumidirle prima che il successivo si facesse avanti. Notò dei peli sul glande e, delicatamente con due dita, li tolse. E… ricominciò un altro giro. Quest’ultimo si dimostrò più intraprendente degli altri perché gli afferrò subito la testa con le mani impostando il ritmo con cui doveva muoversi ma, soprattutto, spingendosi fino in fondo alla gola. Non era molto lungo e la cosa gli riuscì facile e lo assecondò lasciandolo fare. Anzi, pensò che, facendo tutto quell’uomo, poteva quasi rilassarsi e gustarsi quel salsicciotto che gli scorreva in gola senza far fatica. E così fece. Ad un certo punto spalancò gli occhi perché sentì una mano che si era infilata tra le chiappe. Avrebbe voluto poter girare la testa per vedere chi fosse ma gli era impedito. Richiuse le palpebre assaporando quelle dita ruvide che scesero e risalirono alcune volte nel solco e cercò di capire cosa volevano fare e non ci volle molta fantasia per indovinarlo. Poco dopo un dito cominciò a farsi strada nel buchetto. Anche per la posizione inginocchiata con le gambe un po’ aperte, lo sfintere si dimostrò particolarmente cedevole e assai ben disposto ad accogliere quel… curioso. Lo sentì salire dentro di lui e poi, arrivato in fondo, uscire e quindi ripetere il movimento via via più in fretta. Lo percepì come piacevole anche se non godereccio, ma delizioso e assai delicato come stimolazione aggiuntiva alle altre dita che gli stuzzicavano i capezzoli o gli accarezzavano il collo. Continuò ad apprezzare tutte quelle attenzioni che gli stavano procurando ottime sensazioni e quasi non si accorse della gran quantità di sperma che gli venne sparata direttamente nel fondo della gola. Provò a deglutire ma la ferma presa sulla testa glielo impedì e così aspettò che l’uomo finisse di soddisfarsi e lasciasse la presa. Cosa che avvenne poco dopo. Rapido cambio e nuovo pompino. Anche dietro, dopo l’avvio dato dal primo si accorse di un’alternanza di “intrusi” intenti ad ispezionargli l’ano. Il tutto senza eccessi e quasi ordinatamente, come se ognuno rispettasse la fila. L’unica situazione imprevista si verificò quando, mentre l’ennesimo spettatore stava per imboccarlo, probabilmente per l’eccessiva stimolazione precedente, cominciò a spruzzarlo in faccia, riuscendo a centragli perfettamente gli occhi e suscitando una collettiva risata. Non fece in tempo a sollevare una mano per pulirsi che l’uomo si abbassò e iniziò a leccarlo per togliere quanto gli aveva rovesciato addosso. E un altro brusio di consenso si alzò dagli spettatori che lo attorniavano. A questo ne seguirono alcuni altri poi la voce ferma e decisa di Martino avvisò tutti che “ci fermiamo qui. Ormai ha bevuto tanta di quella crema che fra poco scoppia. Basta così. Magari la prossima volta...” Educatamente e senza dire alcunché tutti si allargarono. Franco alzò la testa incrociando i loro sguardi e accennando ad un sorriso.
“Dai, tirati su!”
Lo fece con fatica. Le ginocchia erano dure e quasi si rifiutarono di ubbidire. Come fu in piedi le sentì dolenti. Non era abituato a starsene inginocchiato per tanto tempo e il pavimento così duro non lo aveva certo aiutato. Martino gli porse un fazzolettino: “pulisciti”.
Non capì, così, tenendolo per un braccio, lo portò davanti allo specchio. Si vide ricoperto di gocce e rivoli biancastri che non percepiva minimamente. Evidentemente più di qualcuno che si godeva lo spettacolo, mentre lui era impegnato a gustarsi un cazzo, aveva pensato bene di bagnarlo. Ma non se ne era proprio accorto. Osservando più attentamente scoprì di essere impiastricciato quasi dappertutto, petto e capelli compresi. Tolse il grosso e poi, inumidendo altri fazzolettini cercò di fare del suo meglio. Nello specchio notò come alle sue spalle ci fossero ancora quattro curiosi ma ormai il gioco si era concluso e, effettivamente, soprattutto per il fastidio che sentiva alle ginocchia, ne era quasi contento. Come ebbe finito il suo amico gli porse pantaloni e maglietta che indossò prima di uscire.
Raggiunsero la macchina in silenzio poi:
“Che ti è sembrato? Ti è piaciuto?”
“Da morire!”
“Ma ne avevi presi così tanti tutti insieme prima di oggi?”
“Mai. E’ stato fantastico” e aggiunse guardando Martino con uno sguardo assai malizioso: “mi è venuta una voglia...”
“Vuoi venire da me?”
“Si!”
E si avviarono verso la casa di Martino dove il disinibito Franco avrebbe avuto la… ciliegina “dentro la torta” a coronamento di un pomeriggio veramente super
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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